mercoledì, 25 Dicembre 2024
spot_img
HomeA Modo MioGitarella fuori porta?

Gitarella fuori porta?

Ieri mi trovavo per motivi familiari a Catania, più precisamente a Viagrande, comune alle pendici dell’Etna, che si trova un po’ più in alto rispetto ad Acireale. Lasciata la mia signora che doveva fare degli accertamenti clinici presso un noto ospedale del posto e, visto che si prevedevano tempi lunghi per effettuare questi esami, proprio mia mogliera mi suggeriva: “fatti una bella passeggia, che fai qui ad aspettare che mi sbrighi”.

Senza pensarci due volte ed essendo un maritino ubbidiente, vordiri nenti, ho colto la palla al balzo, anche se già lo avevo programmato, a voi lo posso confessare (non lo dite alla mogliera, per favore) però, ho fatto finta di essere stato preso alla sprovvista e, così, decido di andare a Taormina.

Ma perché ho scelto proprio Taormina e non altri posti più vicini, tipo appunto Acireale? Perché, perché Taormina mi intriga di più senza nulla togliere ad Acireale.

Mi ero riproposto di voler riammirare quei luoghi dopo tanto tempo. Una rinfrescatina ogni tanto non fa male. Accendo la macchina e parto, decidendo di fare il percorso della provinciale o statale che dir si voglia.

Prima di avviarmi, naturalmente, prendo il telefonino ed accedo a Google Maps, digito la destinazione e non appena l’applicazione mi dice che è pronta, ingrano la prima e parto. Nel fare questo però, non ho ricordato alla voce narrante di Google che io volevo fare il percorso interno e non l’autostrada.

Quindi lui giustamente, si è calcolato il percorso più breve e più veloce, come io in precedenza avevo settato sul cellulare. Non rendendomene ancora conto, comincio a seguire le sue indicazioni.

Il navigatore, prima aveva una bella voce femminile, a cui più volte, in passato avevo chiesto come si chiamasse, ma lei imperterrita non me lo ha mai voluto rivelare, monellaccia, forse si sarà offesa fatto sta che adesso la voce narrate e maschile e a lui non chiederò mai e poi mai come si chiama anzi gli do del lei, “manteniamo le distanze” gli ho già detto più volte.

E comincia: “girare la prima a destra, poi tra cento metri alla rotatoria prendere la seconda uscita a sinistra”, già menticavo  a Catania e provincia sono tutte rotatorie e se sbagli quella giusta da imboccare vai a finire da tutt’altra parte, costringendo, il povero Maps, a ricalcolare il percorso. Tutto questo avviene mentre tu pressato dai mezzi che ti stanno dietro hai già imboccato un’altra traversa e il povero signor Google impazzisce perché deve ricalcolare il percorso e non ci dice parolacce perché Lui è una persona educata.

Tunque, dove eravamo rimasti, a si, dopo qualche peripezia io e il signor Google, finalmente ci ritroviamo, mi indica la strada giusta per proseguire, ma io mi accorgo che da quel posto ero già passato, c’erano degli operai intenti a fare lavori stradali, che in precedenza avevo già notato, allora sbotto: “ragazzo ma che cavolo (evidentemente cari lettori non ho pronunciato cavolo ma c…o) ma che strada mi stai facendo fare, arré ri ca mi fai passari?” E come al solito Lui non mi risponde. Comunque fiducioso proseguo.

Ad un certo punto mi rendo conto che il navigatore mi sta indirizzando verso l’A18, ovvero l’autostrada Catania-Messina. Ed io: “Ciurò allura ruru sì (ragazzo allora duro di comprendonio sei) un ti rissi ca voghiu iri a Taormina ra statali? (non ti ho detto che voglio percorrere la strada statale?).

Rifletto: ma quando mai gli ho detto che volevo percorrere la statale.

Senza rivolgermi nuovamente a lui, proseguo su quella strada larga che lui stesso mi ha confermato essere la statale occidentale 114. Ma Lui imperterrito continua a ripetermi di fare inversione, naturalmente il suo scopo è quello di portarmi sull’autostrada, ma io lo ignoro e lui che fa? Ricalcola il percorso per portarmi lì dove lui ha deciso che devo andare – talé mi sembra la frase che enuncia Totò in compagnia di Peppino De Filippo, nel film – Totò Peppino e la mala femmina – mentre chiede ad un “ghisa” (così a Milano chiamano i vigili urbani) dove devono andare.

Si ma io non sono Totò e, tra l’altro, sono solo soletto ed il ghisa a cui chiedere informazioni non c’è, e allora? Tiro dritto cercando di seguire le indicazioni sulla mappa che mi indicano la statale 114. E Lui, il navigatore che fa? Mischinello si ricalcola il percorso, una due, tre e più volte, sempre nel suo intento di farmi percorrete A18, poi forse preso per sfinimento non parla più, non mi dà più confidenza, ogni tanto però sento una vocina flebile che calcola e ricalcola ancora ed ancora il percorso, ma mi sembra meno convinto anche lui di darmi le indicazioni da seguire.

E quindi comincio ad attraversare alcuni paesi della provincia di Catania, uno dei primi è la periferia di Acireale, vedo l’indicazione verso il centro dell’abitato ma, decido di non andarci e proseguo. Poi attraverso diversi abitati di cui non ricordo il nome, puccioppo cari lettori oramai la stolitanza regna sovrana, in tutti questi abitati è presente una chiesa, alcune di queste esternamente sono davvero pregevoli. Ricordo l’abitato di San Lonardello, mi è rimasto impresso perché mi è sembrata la storpiatura del nome di persona Leonardo, ovvero mi ha ricordato un cartone animato della mia infanzia un certo dottore Lionardo. Oltrepassati diversi paeselli finalmente arrivo a Giarre, qua mi colpisce l’imponente cattedrale, non resisto accosto la macchina e senza scendere, abbasso il finestrino e ne fotografo la facciata (vedi foto).

Dopo aver fatto la foto rimetto in moto l’auto e proseguo nel mio viaggio all’avventura, mi sento un Indiana Jones de noartri, direbbero i romani. Lasciato Giarre alle mie spalle attraverso l’abitato di Santa Maria la Strada, subito dopo viene il comune di Mascali, altro grande centro della provincia di Catania. Subito dopo attraverso il comune di Fiumefreddo di Sicilia. E dopo vari piccoli centri abitati arrivo a Giardini Naxos. Finalmente la statale è in riva al mare, che visioni cari lettori che bellezze, quanti alberghi e quanti ristoranti di lusso. Mentre proseguo il mio excursus intravedo la scritta – Funivia di Taormina – quindi decido lì per lì, seduta stante, di lasciare la macchina al parcheggio vicino e prendere la funivia, così mi potrò muovere meglio per visitare la perla dello Jonio.

Ma mentre sono intento a vedere di trovare parcheggio, mi squilla il cellulare, sul display compare il nome della mia dolce metà, io: “dimmi cara”, lei “io ho terminato le mie visite vieni a prendermi”. Io sbigottito, farfugliando rispondo “ma io sono a Taormina”, lei “dove?”, “a Taormina” rispondo prontamente io – silenzio – poi si riprende e mi dice “io ti aspetto”, altro silenzio, “ma ci vorrà un tantinello di tempo per io arrivare”, lei “non ci fa nulla e, mi raccomando non correre”. Quando una moglie ti dice queste semplici parole, cosa ha inteso veramente dire? “A bello spirugghiati, ancora manco arrivi”.

E così terminò la mia fuga verso l’ignoto però prima, visto che avevo fermato la macchina in corrispondenza della rotonda del noto Hotel Capotaormina, che lusso ragazzi, decido di scendere dalla macchina e fotografare il lungomare che guarda verso il maestoso Etna. Non rendendomi conto che dall’altro lato c’era Isola Bella, manaccia per la premura me la sono persa.

Senza indugiare, lesto, lesto risalgo in macchina, setto il mio ormai amico Google per la strada di ritorno, questa volta naturalmente lo accontenterò e farò il percorso attraverso l’autostrada è quello più veloce. Detto fatto seguo le indicazioni e subito dopo arrivo al casello di Taormina, ritiro il biglietto e proseguo spedito. Letteralmente l’avete presente Speedy Gonzales? Ebbene si, ruote in spalla e via velocissimamente, cercando di non superare i limiti di velocità.

Ma veramente non hai superare i limiti di velocità? Onestamente, onestamente non lo so non guardavo il tachimetro, so solo che l’indicazione su Google mi diceva che per arrivare a destinazione ci voleva circa un’ora, io in quanto tempo l’ho percorso? Non lo so di preciso ma, mia moglie appena l’ho chiamata che ero al posteggio dell’ospedale ha esclamato “già qua sei? Ma che hai volato?” Io: “ma no che dici sono andato pian pianino, lo sai che io con la tua macchina non vado veloce”. Bugia? Ma no, cosa pensate carissimi lettori monellacci, so solo che alla mia risposta ho piegato il medio, l’anulare ed il pollice e ho emesso il seguente suono “tiè”, non è vero non sono scaramantico.

E qua termina l’avventura non del signor Bonaventura del mitico Corriere dei Piccoli, personaggio entrato col suo proverbiale Milione nella cultura italiana del Novecento, ma del modesto signor Pippo Carollo, personaggio a cavallo del duemila di modesto lignaggio ma reale.

«Donec iterum cara legentibus». Mi chi sugnu allittrato cosa ho scritto in latino? Semplicemente «alla prossima cari lettori». Non lo dite a nisciuno, u copiavu dal traduttore on-line di Google.

A stu Google! Sempre lui, oramai è entrato nel nostro quotidiano.

N.B. Perché come titolo ho scelto “Gitarella fuori porta?” Perché mi piacquette accussì, scherzo naturalmente, l’ho scelto perché è stata una fuga in avanti che non ha avuto il risultato agognato.

CORRELATI

Ultimi inseriti