Il proverbio (dal latino proverbium) è una massima che contiene norme, giudizi, dettami o consigli espressi in maniera sintetica, molto spesso in metafora e in rima, e sono stati desunti dall’esperienza comune (definizione dal web).
Mi ricordo che mia nonna materna amava esprimersi per proverbi, naturalmente espressi nella nostra lingua madre: il siciliano, e da lei che ho ereditato ed apprezzato questa cultura.
Era da tempo che non pensavo di esprimermi con i proverbi, ma certe foto, che ho trovato sul social, mi hanno fatto tornare indietro di parecchi anni, specie quando ho notato le fattezze di questi personaggi ripresi nelle immagini.
Il primo personaggio mi ha ricordato questo vecchio detto popolare: «Longu a matula» ovvero anche «Longu ammatula». Nel primo caso si descrivere una persona inutilmente alta. La prestanza fisica del soggetto, infatti, non è accompagnata da nessun’altra qualità (soprattutto intellettuale). Mentre nella seconda, si descrive e si specifica il termine “Ammatula“, che secondo una leggenda, deriverebbe da “màttula”, “cotone“. Per chi volesse approfondire questo aspetto lo può fare consultando la seguente pagina web: https://ilsicilia.it/ammatula-un-unico-significato-con-tante-ipotesi-etimologiche/.
Quindi in sintesi per «Longu a matula» personalmente intendo una persona alta ma priva di intelletto. A tal proposito ieri ero in macchina con la mia gentile consorte e le ho chiesto: “chi ti ricorda come persona un tizio definito Longu a matula?” Sapete cosa mi ha risposto questa monellaccia? “Tu”. Capite che alta opinione ha mia moglie di me? Si è vero che sono alto, ma a matula sicuramente no!
Altro termine, sempre ispirato dalle foto che ho visionato, mi ha ricordato quest’altro proverbio: «Curtu e malu-cavatu». Anche qui ci sono due interpretazioni, nella prima si descrive una “persona bassa di statura fisica ma furba”, mentre nella seconda si descrive una persona “corta e mal formata (non sviluppato)”. Quindi nei due casi si descrivono due tipi di persone molto diverse. Cari lettori vi starete chiedendo, per te la persona che hai visto in foto cosa rappresenta? Ebbene si non ve lo dirò neanche sotto tortura, il perché non ve lo so dire, o meglio, non mi va, scusate, non voglio offendere nessuno, quindi propendo per la prima definizione.
Nel primo caso erano foto di due distinte persone di sesso maschile, almeno all’anagrafe, poi se lo sanno loro, io non ci metto lingua, ci mancherebbe.
Sfogliando varie foto oltre a vedere questi due personaggi assieme ed anche da soli, li ho visto ritratti anche con una bella signora. Questa signora mi ha ricordato un altro detto, questa volta in latino però: «Risus abundat in ore stultorum», ovvero: «il sorriso abbonda sulla bocca degli stolti». Il sorriso non sempre è sinonimo di beltà, ma talvolta può nascondere un animo prepotente. A questo punto mi sovviene un altro detto siculo: «chista e/o chistu si sienti un caz.. e mienzu». Quest’ultimo termine non lo traduco è troppo evidente e scontato.
Se dopo questo mio sproloquio c’è qualcuno che «sa tuocca ca cammisa» sono fatti suoi. Ogni riferimento a persone reali o cose è puramente casuale.
Sì, è vero, mi hanno ispirato personaggi reali che ho visto in foto sul web, ma non è detto che io conoscessi queste persone realmente, mi hanno solo aiutato ad esprimere e riportare certi detti popolari molto diffusi in Sicilia e non solo. Dimenticavo il termine «sa tuocca ca cammisa» si riferisce a persona intellettualmente progredita che si sia offeso. Progredita dice lui, ma sicuro siamo che sia progredita? Io un lu sacciu (io non lo so).
Voglio chiudere questo pezzo babbioso, spero vi abbia fatto ridere un pò, ed era infatti questo lo scopo, e c’è anche quest’altro detto: «curri quantu vuoi, nca cca t’aspettu», prima o dopo inciamperai e la testa ti romperai (qua è uscita fuori la mia vena poetica). Il termine ‘curri …. ricorda molto da vicino un detto attribuito a Confucio: “Siediti lungo la riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico”. Ridiamoci su, che ridere, non eccessivamente, fa bene alla nostra salute e al nostro morale.
Alla prossima.
N.B. La foto in copertina raffigura una mia opera in cui ho voluto rappresentare un “burlone”, personaggio buffo della mia fantasia.