La sinfonia concertante di Hector Berlioz,Harold en Italie, solista la prima viola dei Berliner Philharmoniker, Amihai Grosz, e la sinfonia di Pëtr Il’ič Čajkovskij Manfred. A dirigere le due sinfonie, sabato 4 marzo, alle 20:30, al Teatro Massimo di Palermo, è il direttore musicale Omer Meir Wellber sul podio dell’Orchestra del Teatro.
Composta nel 1834, lasinfonia concertantedi Berlioz, Harold en Italie, trae spunto liberamente dal poema Childe Harold’s Pilgrimage. Nella figura dell’eroe errante infatti il compositore non vede più Byron (il poema è una sorta di diario trasfigurato del suo percorso nel Mediterraneo) ma se stesso, e vi trasfonde esperienze del proprio periodo romano. La viola solista – affidata alla maestria di Amihai Grosz, prima viola dei Berliner Philharmoniker, diventa la voce del protagonista, che si fonde nell’ambiente circostante, dalle austere montagne alla preghiera dei pellegrini, dalla serenata abruzzese all’orgia dei briganti, rimanendo sempre fedele al proprio tema. La scelta della viola fu, a quanto racconta lo stesso Berlioz, suggerita da Niccolò Paganini: il grande virtuoso aveva acquistato una viola di Stradivari e chiese a Berlioz di scrivergli un concerto per questo strumento, ma rimase deluso dagli abbozzi che l’amico gli mostrò: a quanto pare ebbe però modo di ricredersi quando poté ascoltare l’esecuzione di Harold en Italie, inginocchiandosi teatralmente ai piedi di Berlioz per implorare il suo perdono per non averlo compreso.
La seconda parte del concerto vede invece l’esecuzione di Manfred, la sinfonia in si minore in 4 quadri op. 58, che Pëtr Il’ič Čajkovskij composenel 1885, ispirandosi all’omonimo dramma in versi di Byron, Manfred, e all’esempio di Harold en Italie. Manfred infatti venne suggerito come soggetto a Čajkovskij da Balakirev, che gli mostrò l’esempio della sinfonia di Berlioz. Anche Manfred rispetta la struttura in quattro movimenti della forma classica, pur distaccandosene per altri aspetti (e infatti non rientra tra le sei sinfonie numerate del compositore, ma si colloca a parte). E come in Berlioz alterna movimenti più tormentati ad altri più sereni e distesi, a volte anche cambiando radicalmente l’umore delle scene alle quali fa riferimento: se nel dramma di Byron l’incontro con la Fata rappresentava un altro momento in cui l’eroe si contrappone anche alla sublime bellezza della natura, nella sinfonia di Čajkovskij diventa un momento di pura distensione, turbata solo brevemente da un corrucciarsi improvviso.
Con l’Orchestra del Teatro Massimo, diretta da Omer Meir Wellber suona Amihai Grosz, solista ricercato, prima viola dei Berliner Philharmoniker e fondatore del Jerusalem Quartet. Nel corso della sua carriera ha collaborato con direttori come Zubin Mehta, Tugan Sokhiev, Klaus Mäkelä, Ariel Zukermann, Daniel Barenboim, Sir Simon Rattle, Alexander Vedernikov. Suona una viola di Gasparo da Salò del 1570, concessagli a vita da una collezione privata.
Il concerto di sabato 4 marzo funge da ouverture ad un percorso dedicato all’eroe romantico che prevede altri due appuntamenti in stagione: il balletto Le corsaire di Adolphe Adam, sempre su soggetto di Byron, che approda per la prima volta al Teatro Massimo dal 15 al 19 marzo con la coreografia di José Carlos Martinez, e dal 19 al 25 maggio l’opera di Pëtr Il’ič Čajkovskij Evgenij Onegin che vedrà di nuovo sul podio Omer Meir Wellber.
Biglietti a partire da 10 euro
Info: https://www.teatromassimo.it/event/concerto-wellber-grosz/