Palermo – Come si sa, a Palermo, il Parco della Favorita, Riserva Naturale Orientata Regionale “Monte Pellegrino” istituita dalla Regione Siciliana nel 1995, ospita da diversi anni una comunità Rom, che occupa un’area di circa 57000 mq. Come si ricorderanno molti sportivi e come ricorda Giovanni Moncada, che ci ha chiesto di fare conoscere la sua opinione in merito. Il sig. Moncada è tra i fondatori dell’Associazione Comitati Civici di Palermo che si vuole occupare, con tante denunce all’opinione pubblica, delle varie disfunzioni presenti in Città. “Tale spazio- ci dice – è stato sottratto alla disponibilità dei cittadini. Infatti, proprio nel luogo dove un tempo sorgevano impianti sportivi ora ci sono degli accampamenti abusivi. Questa occupazione da parte di nomadi, che nomadi non sono affatto, – aggiunge Moncada – ha scatenato da tanti anni discussioni e polemiche per i gravi problemi procurati al nostro già disastrato parco cittadino. L’area, infatti, è diventata una palude di spazzatura e liquami”.
Ma perché quest’area è diventata sinonimo di abbandono? E Perché desta preoccupazione?
Secondo Giovanna Moncada “Sono tanti gli aspetti critici che preoccupano i cittadini attenti, che hanno a cuore questo polmone verde, avviato ad un inesorabile declino. Come cittadini non possiamo tollerare l’occupazione abusiva di un’importante e strategica area pubblica che potrebbe essere destinata alle attività sportive e di turismo. Quest’area è stata anche cementificata abusivamente, sporcata e deturpata da una comunità estranea che vive fuori da ogni regola e che non si è integrata con la città in cui si è insediata stabilmente. E’ stata anche segnalata più volte la bruciatura di sostanze tossiche, che inquinano l’aria e provocano forte tensioni con i residenti”.
Però il grido d’allarme di Moncada, non vuole apparire come un’azione razzista e ci tiene a precisarlo. “Come essere umani non possiamo tollerare lo spettacolo di uomini, donne e bambini che vivono in condizioni igienico-sanitarie disastrose. Non si possono abbandonare degli esseri umani in un ambiente insalubre, con il rischio concreto di contrarre serie malattie. L’Amministrazione può e deve intervenire, come é stato fatto, per esempio, dal Comune di Asti, che ha approvato, fin dal 2000, un regolamento per le aree attrezzate dei nomadi. Sono state stabilite delle regole ed imposto il pagamento di un canone, quasi simbolico, per favorire un minimo di ordine e legalità nelle comunità straniere che si insediano stabilmente nelle aree urbane, incentivandone così l’integrazione. E’ pur vero che questa comunità respinge chi cerca di interferire con abitudini o cerca di documentare il degrado in cui sopravvive. Ma questo non può giustificare la totale assenza di interventi volti a migliorare la situazione. Come contribuenti ed elettori dobbiamo pretendere di sapere, da chi ci amministra, quali provvedimenti siano stati adottati dopo il proclama pubblico del 7 maggio scorso del nostro Sindaco ” Basta con i campi Rom, li chiudiamo”.
Per il Comitato Civico, in cambio dei servizi ricevuti dal Comune ( servizi igienici, acqua , luce), i Rom si dovrebbero impegnare a pagare i consumi, a far frequentare la scuola ai figli, a non praticare l’accattonaggio, a non costruire edifici abusivi. In caso di inosservanza, si dovrebbe immediatamente revocare l’assegnazione delle aree attrezzate”.
Giovanni Moncada conclude con un auspicio e cioè: “che anche i nostri Amministratori si impegnino a risolvere l’annoso problema. Basterebbe applicare il regolamento del Servizio Pianificazione sociale e gestione servizi sociali territoriali e salute, approvato dal Comune, che prevede in modo dettagliato obblighi, regole e sanzioni”.