venerdì, 20 Dicembre 2024
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Cultura, dagli archivi della Storia Patria una lettera in cui l’abate Vella ammette l’impostura narrata da Sciascia

L’impostura sull’impostura, ieri al Museo del Risorgimento lo storico Salvatore Savoia, ha ricostruito la celebre “impostura” narrata da Sciascia per il secondo weekend del Genio di Palermo con le Vie dei Tesori e l’Università. Siamo alla fine del ‘700 e la “minsogna saracina” (secondo il Meli) o “arabica impostura” (nelle righe di Scinà) stava nascendo: l’abate Vella creò il suo straordinario falso sulle presunte fonti primarie del dominio islamico in Sicilia, un intero codice in (fittizi) caratteri mauro-siculi. Dopo diversi anni, l’abate venne smascherato e condannato, ma della famosa “impostura” parlò tutta l’Europa.  La vicenda, condita da innumerevoli aneddoti, è stata raccontata da Savoia che, da appassionato collezionista e delizioso narratore, ha mostrato al pubblico una lettera del 1811 che l’abate Vella (morto nel 1815) indirizza ad un ignoto interlocutore a Vienna e in cui di fatto conferma l’impostura. Della missiva parla già Pietro Varvaro nel 1905, sembrerebbe autentica, ma da allora è rimasta negli archivi della biblioteca di Storia Patria a Palermo, mai mostrata e custodita con una delle rarissime copie esistenti del “grande falso”, il Consiglio d’Egitto.

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GLI APPUNTAMENTI COL GENIO DI PALERMO PER QUESTO WEEK END

Dall’inedito Palazzo Isnello (via Isnello 10) aperto solo  domenica (dalle 10 alle 13) con l’affresco del Genio di Vito D’Anna, al settecentesco Palazzo Comitini (via Maqueda 100, solo sabato dalle 10 alle 17,20), a Palazzo delle Aquile (piazza Pretoria 1, sabato e domenica dalle 10 alle 17,30); a Villa Zito (via Libertà 52, sabato e domenica dalle 10 alle 13) con la sua collezione di paesaggisti ottocenteschi; poi Palazzo Costantino (via Maqueda 215), con il suo affresco superstite, e Palazzo Valguarnera (piazza Bellini, 5) dove l’artista Marco Papa sta completando “Il Nono Genio” é formata da un ciclo di disegni e una piccola scultura in pece greca. Sono aperti tutti e due fino alle 20,30. E ancora, i serbatoi di San Ciro (via Ciaculli 5) e le sorgenti del Gabriele (stradella Riserva Reale 8), sabato e domenica dalle 10 alle 16,30; la Casina Cinese (via Duca degli Abruzzi 1) con la sua geniale tavola matematica: aperta dalle 10 alle 17,20, ma domenica (fino alle 12,15) si aggiungono le antiche cucine reali che fanno parte del vicino Museo Pitrè. Tra gli altri luoghi, il MEC (corso Vittorio Emanuele 452, sabato e  domenica dalle 10 alle 17), il museo tecnologico dedicato al mondo di Steve Jobs; l’Oratorio dei Bianchi (via dello Spasimo 16, sabato e domenica dalle 10 alle 17,30) con gli stucchi dei Serpotta, e le 34 tavole su cui insegnava Ernesto Basile spiegate dai professori al dipartimento di Architettura (viale delle scienze Ed.14, solo sabato dalle 10 alle13.30). Le carceri dello Steri aprono invece sabato in notturna, dalle 19 alle 21.

Aprono anche le Stanze al Genio (via Garibaldi 11, sabato e  domenica dalle 16 alle 20. L’Orto Botanico nelle sue varianti: fino alle 19 si può visitare la mostra sul Genio di Palermo attraverso gli scatti storici di Sandro Scalia e Ezio Ferreri; il curatore Manlio Speciale condurrà la visita al tramonto (sabato dalle 19 alle 21). E l’artista Domenico Pellegrino aprirà infatti al pubblico lo studio (via Giusti 20, dalle 10 alle 18,30) dove spiegherà live il suo Genio, dal bozzetto al mood board con le immagini, gli schizzi, gli studi preparatori.

Tre le passeggiate guidate da professori universitari ed esperti, tutte sabato: alle 10 da piazza Castelnuovo, lo storico dell’arte Emanuele Drago ritroverà le volute e gli arabeschi della Palermo liberty; stesso orario ma da porta Nuova per gli architetti Giuseppe Abbate e Sofia Di Fede che condurranno alla scoperta della “città palinsesto” lungo la cosiddetta via Marmorea; infine alle 11 da piazza San Domenico, Mario Pintagro si perderà tra carte e cartari, alla ricerca dei costruttori di carte da gioco in città. 

Info su www.leviedeitesori.com

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Dopo il 27 maggio, anche il prossimo venerdì, dalle 9,30 alle 12,30, si visita il Museo della Specola tra bellissimi strumenti complessi, personaggi appassionanti (il primo direttore, il matematico massone Piazzi che scoprì l’asteroide Cerere Ferdinandea, ma sbagliò i calcoli e rischiò di perderlo di vista), ma anche vere scoperte perché, mentre si arriva alla terrazza da cui si domina la città, si potrà ammirare il telescopio del principe Giulio Tomasi che Luchino Visconti richiese per il set del Gattopardo e volle che fosse brunito per evitare riverberima anche un particolare foglio con calcoli astronomici, con su scritto “Visconti” accanto a dei fiori, il numero 1962 e le lettere BL. All’inizio si pensava ad appunti, poi ci si è resi conto che è un foglio usato per girare la scena (che non venne mai inserita nel film) in cui don Fabrizio disegna gigli borbonici (è infatti un passo del romanzo). La firma Visconti è del regista, le iniziali sono quelle di Burt Lancaster, il 1962 è l’anno di realizzazione del film. Si entra da piazza Parlamento 1, attenzione per le scale ripide.  

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Visite anche a Palazzo Comitini (via Maqueda 100, solo sabato dalle 10 alle 17,20) e lungo lo scalone monumentale di Palazzo delle Aquile (piazza Pretoria 1, sabato e domenica dalle 10 alle 17,30). E gli altri luoghi che sono espressione di una straordinaria genialità: oltre alla Specola, il MEC (corso Vittorio Emanuele 452, sabato e  domenica dalle 10 alle 17), il museo tecnologico dedicato al mondo di Steve Jobs; all’Oratorio dei Bianchi (via dello Spasimo 16, sabato e domenica dalle 10 alle 17,30) rivive la mano geniale degli stuccatori Serpotta, mentre se volete scoprire le 34 tavole su cui insegnava Ernesto Basile e conoscerne la storia, dovrete andare al dipartimento di Architettura (viale delle scienze Ed.14, solo sabato dalle 10 alle 13.30) e affidarvi ai professori universitari che ve le racconteranno con passione. Nelle carceri dello Steri (sabato in notturna, dalle 19 alle 21) sembrerà di sentire i lamenti dei prigionieri che hanno graffiato, vergato, inciso le pareti delle celle; tra i palazzi, ritorna Villa Zito (via Libertà 52, sabato e domenica dalle 10 alle 13) con la sua collezione di paesaggisti ottocenteschi; e Palazzo Costantino (via Maqueda 215), nume diruto della città con il suo affresco superstite, e Palazzo Valguarnera (piazza Bellini, 5)  dove l’artista Marco Papa sta rileggendo il Genio ma alla sua maniera: “Il Nono Genio” è formata da un ciclo di disegni e una piccola scultura in pece greca, modellata e scolpita, con i corpi degli animali che diventano parte degli arti di un re, che incarna un rigenerato popolo palermitano. Sono aperti tutti e due fino alle 20,30.

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Sabato alle 18 visita speciale al Museo del Risorgimento guidata da Salvatore Savoia che prima di essere il segretario generale della Società siciliana per la Storia Patria, è uno storico appassionato, collezionista e narratore. Sarà lui a raccontare dell’abate Vella, vero “genio del male”, autore della celebre “impostura” narrata da Sciascia. Savoia condurrà attraverso il chiostro domenicano per raggiungere lo studio di Giovanni Meli, con gli arredi originali. Su un leggio, un esemplare sopravvissuto del grande “falso”, appunto, del Consiglio d’Egitto. Qui Savoia racconterà la storia dell’abate di San Pancrazio, grande mistificatore del secolo dei Lumi, che per una beffa del destino è seppellito nella chiesa di San Matteo accanto al canonico Gregorio che denunciò pubblicamente la sua truffa.

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Per il premio Borghi dei Tesori sono stati premiati due progetti nati ai due lati opposti dell’isola, il restauro dell’antico orologio e della campana della Matrice, presentato dal Comune di Calatafimi Segesta, e il recupero d’arte dei vecchi magazzini del porto di Portopalo di Capo Passero, proposto dall’associazione Cap 96010. I vincitori ricevono i due premi da tremila euro ciascuno, uno sostenuto dall’associazione Borghi dei Tesori, l’altro da Fondazione Sicilia.

Il primo progetto premiato è già in dirittura d’arrivo: nelle prime settimane di giugno, sarà infatti completato il restauro dell’antico orologio della Matrice di Calatafimi Segesta, da secoli punto di riferimento dell’intera comunità. Le sue lancette erano ferme da decenni, la campana silenziosa, ma ora tornano alla vita, grazie al progetto della parrocchia San Silvestro Papa, realizzato dalla ditta Manutentori del tempo. Costruito dalla storica azienda Uscio di Genova, l’orologio è un pezzo raro con elementi lavorati a mano in ferro battuto e incastonati in un telaio a castello.

Quello di Portopalo di Capo Passero è invece un vero progetto di rigenerazione urbana, proposto dall’associazione Cap 96010: saranno recuperati i vecchi magazzini dei pescatori, con interventi en plein air, trompe l’oeil, murales, stencil, decorazioni e installazioni con materiali riciclati

L’OROLOGIO DELLA MATRICE DI CALATAFIMI SEGESTA

Le sue lancette sono ferme da anni: l’orologio della chiesa Madre di Calatafimi Segesta sarà ripristinato con la campana, grazie a un progetto della parrocchia San Silvestro Papa, realizzato dalla ditta Manutentori del tempo di Danilo Gianformaggio. Nato dalla storica azienda Uscio di Genova, di cui reca ancora il nome inciso, l’orologio è di raro valore storico e artistico, realizzato con pezzi lavorati a mano in ferro battuto e incastonati in un telaio a castello. Nel 1564, su richiesta della comunità e su compenso del Comune, fu concesso all’allora feudatario della zona, Ludovico Enriquez de Caprera, il posizionamento dell’orologio nella chiesa Madre. Da allora, fu il punto di riferimento della vita del borgo. Saranno recuperati orologio e campana, ridipinto il telaio e le lancette in metallo sostituite con altre in alluminio compatibili con il nuovo movimento. L’illuminazione a led lo renderà visibile da lontano. Per la campana, sarà installato un elettrobattente.

I MAGAZZINI DEL PORTO DI PORTOPALO DI CAPO PASSERO

Vecchi magazzini di pescatori si trasformano in opere d’arte, diventando sede di eventi per una rinnovata area di interesse turistico e culturale. A Portopalo di Capo Passero verrà realizzato un progetto di rigenerazione urbana, proposto dall’associazione Cap 96010 di Alessandra Fabretti. Trompe l’oeil, murales, stencil, decorazioni e installazioni con materiale riciclato per dare una nuova identità alla zona del porto peschereccio. Il progetto prevede la partecipazione attiva dei cittadini, delle associazioni e delle scuole, con laboratori su ambiente, storia, cultura e educazione al riciclo creativo. Gli studenti interverranno direttamente sul posto, dando il loro contributo, mentre le associazioni che hanno aderito, daranno il loro apporto creativo per la realizzazione di murales e installazioni. 

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