Sono stati comunicati i finalisti del Primo Concorso di Poesia Città di Palermo, con l’organizzazione e la direzione artistica di Vanessa Pia Turco, recensioni di Alberto Mirone e revisioni di Paolo Battaglia La Terra Borgese.
Ecco i nomi dei 3 finalisti: Lorenzo Avola Lorenzo Avola, laureato in Lettere Classiche, si sta specializzando in Scienze dell’Antichità. Nei suoi versi la parola poetica è una creatura che sfida le convenzioni della metrica, incapace di essere imbrigliata per la versatilità dei suoi guizzi stilistici, chiaramente debitrice di una tradizione autoriale che affonda le sue radici nella classicità, di cui il suo percorso di formazione evidentemente si è nutrito. La parole insegue così un amore-ardore che può essere scintilla di luce buona, quanto rabbia dentro sprazzi di quiete. Un’alternanza costruita su metafore e una ricercatezza linguistica che a tratti nascondono, a tratti rivelano, l’intenzione di chi ha interrogato antiche scritture e ascoltato la voce di vecchi saggi, prima di cimentarsi nell’impresa di provare ad esprimere l’ineffabile.
Vincenzo Ingrassia, è impiegato presso il Comune di Palermo, e presta servizio all’Ufficio Città Storica. Il sentimento che ci lega ad un’altra persona può essere più di quello che pensavamo di dover sostenere, eppure, nella calma apparente di un paesaggio che fa da cornice per l’incontro di due anime, il cercatore d’oro, di quello più prezioso fra i molti, trova il coraggio di esprimere ciò che mente e cuore sapevano fin dall’inizio. E’ un tempo d’attesa, in un caso: il tempo di chi ha goduto la pienezza dei giorni dell’estasi e vuole che l’incanto non si spezzi, possa anzi perdurare finché le gocce nel mare durano e il tempo ha ancora fiato per contare in avanti. Nell’altro, è il tempo appena trascorso di chi è ritornato alla condizione originaria d’ogni cuore che batte: la solitudine è una sconfitta meno amara, però, quando si trova la forza di vestirla con parole che la riconoscano come un’opportunità per trovare nuova luce, non come un estraneo da lasciare alla porta per paura che c’ inchiodi al peso dei nostri rimpianti.
Mario Brucoli, ha conseguito la maturità classica presso l’Istituto Statale d’Arte di Palermo, dove ha appreso i primi rudimenti di composizione poetica studiando storia delle letteratura in rapporto alle arti figurative. Presenta due opere in cui il pittore che è in lui sembra essersi prestato, per un lungo momento, al delicato gioco della poesia, come se questa potesse aiutarlo a fissare più compiutamente le asprezze di una solitudine che nell’uso della parola intravede la possibilità di condividere il suo mistero, con l’idea, un giorno, di riprendersi la vita per com’è giusto viverla, e tornare a risplendere di luce e serenità per il semplice e puro fatto d’essere se stessi: si affaccia alla nostra mente l’immagine di un uomo che parla al cuore di un interlocutore forse presente, forse già nel passato, una maschera senza nome cui rivolgere un appello in nome della battaglia che si è condotta a dispetto delle avversità, una lotta quotidiana fatta di tenacia, passione e rispetto per la vita; trovare alla fine una risposta magari è possibile, se solo si ha il cuore di perseverare.
<<Desidero sottolineare la mia stima nei confronti di Vanessa Pia Turco che ha permesso, grazie alla sua opera, la realizzazione di questa iniziativa culturale di successo>>, così ha detto il critico d’arte Paolo Battaglia La Terra Borgese che è anche presidente del premio Arte Pentafoglio che premia le migliori personalità nei vari campi dello scibile umano.