Tra la fine di quest’anno e il prossimo anno a Palermo si svolgeranno numerose attività di approfondimento presso il suburbio meridionale e settentrionale della città corrispondente all’area di Corso dei Mille, San Giovanni dei Lebbrosi, Stazione Centrale, Porta Sant’Agata e Via Guardione, sui materiali provenienti da alcuni scavi che testimoniano presenze islamiche all’esterno della cinta muraria cinquecentesca.
Le attività saranno possibili grazie a un finanziamento della Fondazione “The Barakat Trust” per il progetto “The suburbium of Balarm during the Islamic period (AD 831- 1071/1072): new archaeological perspectives” presentato da Angelo Castrorao Barba, ricercatore postdoc presso il Consejo Superior de Investigaciones Científicas, Escuela de Estudios Árabes di Granada, in collaborazione con la Soprintendenza BB.CC.AA. di Palermo, nella sezione diretta dall’arch. Maria Marrone.
“Alcune fonti storiche – precisa la Soprintendente dei Beni Culturali di Palermo, Selima Giuliano – hanno localizzato a San Giovanni dei Lebbrosi un castello musulmano detto “de Jean”, forse riferibile ad un ribat (una sorta di presidio lungo i confini del dominio islamico con funzioni difensive e di rafforzamento della fede islamica), occupato dai normanni nel corso delle operazioni di conquista della città nel 1071-1072. Sulla base dei risultati delle analisi effettuate, intorno alla metà del XII secolo, sarebbe stato realizzato, all’interno del complesso di San Giovanni, un progetto unitario per la costruzione di un ospedale dedicato alle malattie infettive. Il riconoscimento del valore del progetto condotto con la Scuola di studi arabi di Granada è una conferma del valore del lavoro sin qui svolto”.
Il progetto, risultato vincitore per l’edizione 2021 del concorso internazionale bandito dalla Fondazione, consentirà la realizzazione di diverse attività di ricerca sui rinvenimenti archeologici di epoca islamica quali: lo studio dei reperti ceramici, archeobotanici e zooarcheologici, indagini archeometriche e datazioni al radiocarbonio rinvenuti nel corso di alcuni scavi – coordinati dall’archeologa Giuseppina Battaglia –effettuati negli ultimi anni dalla Soprintendenza dei BB.CC.AA. di Palermo.
Le ricerche si inseriscono nell’ambito del progetto pluriennale di indagini storiche e archeologiche presso il complesso medievale di San Giovanni dei Lebbrosi – frutto anch’esso di una collaborazione tra la Soprintendenza BB.CC.AA. di Palermo e il Consejo Superior de Investigaciones Científicas portato avanti da Maria de Los Angeles Utrero Agudo, Giuseppe Mandalà, e Angelo Castrorao Barba – che ha recentemente finanziato la realizzazione di prospezioni geofisiche e una nuova campagna di scavo programmata per questo autunno.
Prosegue con l’Università di Zurigo
la campagna di scavi a Monte Iato
È in corso a Monte Iato, nel Parco archeologico di Himera, Solunto e Monte Iato, la cinquantesima campagna di scavo condotta dall’Università di Zurigo, diretta dal prof. Christopher Reusser.
“Le ricerche – precisa Stefano Zangara, direttore del Parco archeologico di Himera, Solunto e Monte Iato – sono state avviate lo scorso 5 agosto, con il coordinamento del responsabile dello scavo prof. Martin Mohr, che quest’anno sta indagando esclusivamente nella zona dell’agorà dove, per la prima volta, saranno completamente pulite le aree dei complessi della Stoa Nord e della Stoa Ovest”.
“Anche Monte Iato – sottolinea l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – fornisce importanti testimonianze utili a ricostruire il contesto storico-ambientale dell’antica città di Iaitas/Ietas/Giato/Jato, occupata sin dall’età protostorica e fino al 1246 dai sicani-elimi, greci, romani, bizantini, musulmani e normanni. Una collaborazione feconda, quella con l’Università di Zurigo, che continua a restituire preziose testimonianze che aumentano la conoscenza e l’interesse sul sito che si trova appena alle porte della città di Palermo”.
Le operazioni di messa in luce della Stoa ovest sono già state completate ed un saggio effettuato all’interno della Stoa ha permesso di assegnare due muri realizzati con malta di calce ad un edificio di prima età imperiale; questo manufatto, costruito nella parte meridionale della Stoa ovest probabilmente non è mai stato completato.
Le operazioni di pulitura del complesso della Stoa nord, invece, sono già a un livello avanzato e le ricerche saranno completate entro la fine della campagna di scavo, prevista per il 3 settembre prossimo. Proprio in quest’area i lavori di scavo si stanno concentrando sulla parte occidentale del cortile a peristilio.
Qui, a ovest di una casa costruita nel tardo periodo imperiale, è stato scoperto lo strato di distruzione della Stoa nord, sotto il quale sono stati conservati in situ la pavimentazione del cortile e lo stilobate del cortile del peristilio, insieme a due rocchi di colonna, ancora in piedi.
E’ importante evidenziare che sono stati completati anche i lavori di documentazione, nell’ambito della pubblicazione di un dottorato della dott.ssa Sabrina Fusetti, sulle ceramiche indigene del Monte Iato.
Nello stesso tempo la dott.ssa Eleonora Bechi sta portando avanti gli studi del materiale di un contesto ritrovato nel 2013 nel quartiere est, in relazione a una tesi di dottorato sulle pitture e i pavimenti ellenistico-romani di Monte Iato.
Recuperati dalla SopMare al largo delle Egadi due nuovi rostri
La Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana, diretta da Valeria Li Vigni, nei giorni scorsi, ha effettuato il recupero dei rostri cosiddetti 21 e 22 al largo delle Isole Egadi. Quest’ultimo rostro, verosimilmente punico, era stato già individuato da Sebastiano Tusa e porta a venticinque il numero dei rostri ad oggi individuati nello specchio d’acqua che ha visto svolgersi la famosa battaglia delle Egadi del 241 a.C.
“Prosegue con successo la collaborazione con le organizzazioni internazionali alla ricerca di testimonianze che documentano la presenza di reperti sui fondali marini. L’attività della SopMare – sottolinea l’assessore regionale dei beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – continua ad arricchire il mosaico dei ritrovamenti archeologici siciliani in una stagione di grande fermento ed entusiasmo per i risultati conseguiti”.
“Il mare delle Egadi – evidenzia la Soprintendente del Mare, Valeria Li Vigni – continua a fornire formidabili osservazioni sulla Battaglia delle Egadi, che contribuiscono a farci scrivere importanti pagine di storia”.
Il recupero, come anche la documentazione del carico del relitto che si trova a 90 metri di profondità, è stato effettuato con l’utilizzo della Hercules, la nave di ricerca e indagine oceanografica della RPM Nautical Foundation, organizzazione statunitense no-profit nata con lo scopo di sviluppare la ricerca archeologica subacquea e al fianco della Regione Siciliana nella ricerca in mare. Il delicato e impegnativo lavoro subacqueo è stato realizzato con la collaborazione degli specialisti italiani di immersioni profonde della SDSS. La catalogazione, sulla base dei filmati subacquei, ha inoltre mostrato nel relitto profondo individuato da qualche giorno nell’area limitrofa, la presenza di differenti tipologie di anfore a testimonianza del trasporto di diversi prodotti: Vino, garum – una salsa liquida di interiora di pesce e pesce salato che gli antichi romani aggiungevano come condimento a molti piatti -, grano.
I due rostri, collocati dopo il recupero nell’area della SopMare all’interno dello Stabilimento Florio di Favignana, una volta che saranno desalinizzati e restaurati, verranno esposti al Museo nell’area dedicata alla Battaglia delle Egadi.
Continuano ancora le eccezionali scoperte archeologiche nelle acque delle Egadi, tre giorni fa la Soprintendenza del Mare, con la nave Hercules della RPM Nautical Foundation e la ulteriore collaborazione di subacquei specialisti in alti fondali della SDSS, ha recuperato al largo delle Egadi altri due rostri, di cui uno presenta una larghezza superiore a quella degli altri analoghi reperti finora individuati.
I preziosi ritrovamenti in bronzo giacevano da oltre duemila anni nel sito sottomarino, teatro, nel 241 a. C., della celebre Battaglia delle Isole Egadi che ha visto contrapposte le flotte di Roma e Cartagine.
Con gli ultimi due ritrovamenti sale oggi a 25 il numero complessivo dei rostri ritrovati. Insieme ai rostri l’ultima campagna ha recuperato dal fondo del mare, al largo dell’isola di Levanzo, anche una brocchetta fittile, un elmo mutilo probabilmente del tipo detto “montefortino”, numerose paragnatidi ovvero le parti dell’elmo che proteggevano le guance, monete romane e siracusane.
Fervono le campagne di scavi archeologici in provincia di Ragusa
Completata la campagna gli scavi a Chiaramonte Gulfi (RG), la Soprintendenza dei Beni culturali di Ragusa si prepara ad intraprendere nuove ricerche archeologiche nel territorio compreso tra Monterosso Almo e Giarratana.
Le ricerche, effettuate nelle scorse settimane in contrada S.Nicola-Giglia dal Dipartimento di Storia e Civiltà dell’Università “Alma Mater” di Bologna sotto la direzione della professoressa Isabella Baldini, in diversi anni hanno portato in luce oltre un centinaio di tombe, con ricchi corredi ed iscrizioni funerarie, appartenenti a un nucleo grecofono insediato nell’area in cui, dal II sec. d.C. al IX secolo d.C., sarebbe sorto il villaggio di Gulfi. Le ricerche sono state finalizzate allo scavo di una necropoli e di un abitato di età romano-imperiale e tardoantica. Nel corso della campagna sono stati portati in luce ampi lembi di abitato, scoperta questa che rende lo scavo un unicum dal momento che, per le epoche di riferimento, non è mai successo di rinvenire contestualmente abitato e necropoli.
“L’area del Ragusano – evidenzia l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – ha ancora tanto da raccontarci sotto il profilo della ricerca archeologica. Le numerose campagne di scavi attivate grazie ai rapporti intrattenuti dalla Soprintendenza dei BB.CC.AA. di Ragusa, diretta da Antonino De Marco, con prestigiose università italiane ed europee e regolati da apposite convenzioni, stanno fornendo importanti elementi per una riscrittura della storia del territorio. Un impegno che gratifica il governo regionale per aver fortemente puntato sulla ripresa dell’archeologia in tutta l’Isola, nella consapevolezza che il potenziamento della ricerca e la valorizzazione dei Parchi archeologici siano elementi strategici per l’affermazione di una visione di lungo periodo che abbia al centro la cultura e l’identità della Sicilia”.
Quanto alle altre ricerche tra luglio e agosto l’Università di Genova ha indagato in contrada Cifali, nella campagna di Chiaramonte Gulfi dove, sotto la direzione del professor Antonino Facella, è stata approfondita la conoscenza di un sito di straordinario interesse, la cui cronologia varia dall’età greca a quella islamica. Gli scavi, su cui negli anni hanno operato congiuntamente le Università di Genova e Pisa (quest’ultima con il prof. Federico Cantini), hanno portato in luce i resti di un grande impianto termale, verosimilmente appartenente ad un edificio privato attivo sin dal III secolo d.C., trasformatosi in età tardo-antica, allorquando sul “castellum aquarum” si impiantò una fornace per fittili.
Nella parte più a settentrione del sito sono state rinvenute, inoltre, sepolture di rito islamico e parte delle coeve abitazioni.
Tra settembre e ottobre prossimi dovrebbero, inoltre, riprendere gli scavi in contrada Scorrione a Modica, dove il team diretto dal Prof. Joan Pinar Gil dell’Università Ceca di Hradec Králove, sta indagando alcuni ipogei tardoantichi.
“Rilancio di Partinico attraverso i beni culturali”
L’assessore regionale dei Beni culturali e dell’identità siciliana, Alberto Samonà, nei giorni scorsi è stato in visita istituzionale a Partinico, dove in Municipio è stato accolto dalla Commissione straordinaria composta da Concetta Caruso, Maria Baratta, Isabella Giusto. Insieme alle tre commissarie, l’assessore Samonà ha affrontato le tematiche relative ai beni culturali della città, tra cui lo storico Palazzo Ram e la Real cantina borbonica. All’incontro era presente il senatore Francesco Mollame.
“Un incontro molto proficuo – sottolinea l’assessore Samonà, nel quale è stato messo a fuoco il potenziale culturale per la valorizzazione della Città di Partinico e sono stati delineati alcuni interessanti interventi che saranno presto sviluppati, per una maggiore qualificazione del territorio”.
A seguire, l’assessore dei Beni culturali si è recato presso la Real Cantina Borbonica. Qui lo storico Leonardo D’Asaro, autore di diverse pubblicazioni, lo ha accompagnato nelle varie aree della Cantina, illustrandogli le diverse fasi storiche di questo luogo. Terminata la visita istituzionale, l’assessore Samonà, insieme al parlamentare regionale Vincenzo Figuccia e al senatore Mollame, ha incontrato diverse associazioni del territorio, fra cui la Pro-loco.