“È la rabbia che ci ha portato in gabbia, queste parole mi fanno liberare” si canta in Fiori dal nulla, la canzone (il cui video è disponibile all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=w8ns3zaSyTs) scritta dai ragazzi dell’Istituto Penale per i Minori di Palermo (comunemente conosciuto come “carcere Malaspina”) all’interno del progetto Musica in libertà. Il brano e il relativo videoclip sono stati mostrati lunedì 2 agosto all’istituto penale per i minori, alla presenza della direttrice Clara Pangaro, di Rosanna Gallo (direttrice del Centro per la Giustizia Minorile per la Sicilia), Daniele Palermo (presidente del concistoro della locale Chiesa Valdese) e al personale della struttura. Insieme a loro, gli esperti che hanno condotto il laboratorio – i musicisti Giuseppe “Jaka” Giacalone e Claudio Terzo – e la tutor, la psicologa Ornella Longo.
Il progetto è stato promosso dall’associazione Rock10elode e finanziato dall’8×1000 della Chiesa Valdese, con l’obiettivo finale di dare ai minori detenuti spazi e tempi per coltivare le proprie attitudini artistiche e comunicative. Le attività, organizzate in collaborazione con l’istituto, si sono svolte a partire dal mese di febbraio, e sono state pensate come uno “spazio aperto” durante il quale condividere testimonianze personali sugli argomenti trattati e scrivere testi su composizioni fornite dai musicisti.
Il risultato è stato una canzone (con annesso videoclip) che stimola i giovani al riscatto attraverso l’arte, alla libertà attraverso le parole, ma non solo: oltre a Fiori dal nulla ci sono altri sette brani che i ragazzi hanno composto.
«Scrivere questa canzone è stata un’esperienza che ha favorito l’attivazione di processi di cooperazione e di socializzazione – dichiara Clara Pangaro, direttrice dell’istituto – e ha reso possibile esprimere le potenzialità di ciascuno dei giovani partecipanti al progetto. Nei singoli testi scritti e con Fiori dal nulla, i ragazzi sono riusciti a raccontare alcuni momenti della loro vita con il linguaggio musicale, a dire di sé e dell’esperienza detentiva, a dare parola ai loro desideri e ai sogni che sperano di realizzare. È stata inoltre un’opportunità per riflettere e trasmettere messaggi profondi di accoglienza, di giustizia e legalità, offrendo ai giovani partecipanti preziosi elementi per poter ripensare e rimodulare i loro percorsi di crescita per un’attiva e costruttiva partecipazione alla comunità sociale».
«Ci è piaciuto offrire questa opportunità – spiega Gianni Zichichi, presidente dell’associazione Rock10elode e ideatore del progetto – per stimolare verso il bello questi ragazzi, assecondando la loro sensibilità creativa. L’intento è stato quello di offrire loro la possibilità di coltivare in maniera semplice, libera e gioiosa, attitudini artistiche e comunicative».