“Io, tu, noi non siamo più disposti a tollerare l’inciviltà che ormai dilaga nella nostra città (e non solo) e che sta portando alla distruzione dei valori etici e sociali che dovrebbero far parte di ognuno di noi”. Questo è quanto scritto nella pagina/evento di Facebook, creata dagli organizzatori della fiaccolata in onore di Aldo, tenutasi ieri mercoledì 18 febbraio.
La fiaccolata, alla quale hanno preso parte tantissimi cittadini, famiglie, giovani, colleghi, amici, studenti e coetanei di Aldo Naro, il ragazzo venticinquenne neolaureato in medicina ucciso nei giorni scorsi, nei pressi della discoteca Goa, ha avuto inizio dinanzi il Teatro Massimo di Palermo e si è snodata lungo via Maqueda, Corso Vittorio Emanuele, Piazza Indipendenza, Corso Re Ruggero, Via Gaetano Lodato, fino alle aule nuove di via Parlavecchio. Una marcia silenziosa sotto un cielo grigio da dove ben presto non ha tardato a scendere la pioggia, come se la natura volesse, piangendo, partecipare all’evento. L’aria era fredda ma a tratti riscaldata e condensata dalle fiamme di quelle fiaccole soffuse ed accese per dire NO alla violenza di qualsiasi forma e di qualsiasi genere.
Non è stato possibile non notare i volti dei tanti ragazzi presenti e c’era chi teneva la testa bassa, chi bisbigliava qualcosa all’amico accanto, alcuni cercavano riparo dalla pioggia e guardavano da lontano, altri, invece, tenevano il capo ben alzato in segno di protesta ed esortavano i nuovi arrivati a prendere parte al percorso. Molti sembravano non vedersi da tempo, si salutavano e si davano abbracci, altri camminavano stringendosi le mani. Lì, gli occhi, le reazioni e gli sguardi erano così diversi, così molteplici, ma allo stesso tempo uguali, uniti dal silenzio ed animati dalla volontà di mandare un messaggio ben preciso, forte e potente: IO SONO ALDO NARO.
Così, infatti, è stata chiamata la manifestazione e l’espressione scelta, che ricorda, come già in molti hanno sottolineato, lo slogan francese “Je suis Charlie”, alluderebbe alla consapevolezza che durante quella tragica sera al posto di Aldo poteva esserci ognuno di noi. Dominavano i tanti fogli con la scritta “No alla violenza”, “Io sono Aldo Naro”, “In discoteca non si muore”, “Aldo nel cuore”. Dinanzi al teatro, i familiari di Aldo e tra questi il padre, uomo di grande dignità che con aria composta ha esortato a far sì che il sacrificio del figlio sia esempio e modello in questa società rivelatasi violenta e piena di pericoli.
Anche Giornale Cittadino Press ha preso parte al corteo. Nonostante, tra i partecipanti, vi erano molti che non hanno avuto modo di conoscere Aldo, abbiamo cercato qualcosa, un accenno, un episodio o una caratteristica particolare che potesse scaldare e accendere nel nostro cuore, come le tante candele lì presenti, il suo ricordo, del giovane che era e dell’uomo che voleva diventare. Ed ecco, i suoi colleghi lo descrivono come un ragazzo studioso ed intelligente, in molti sottolineano la sua vocazione di medico: era così amante della vita da dedicare parte o intere giornate a capire ed imparare come salvare quella degli altri. Chi lo ricorda sempre sorridente, allegro, dagli occhi sereni, alcuni che hanno seguito insieme ad Aldo alcune materie universitarie ci hanno raccontato che era sempre pronto a fare domande, ad interagire con i professori; altri vogliono farci sapere che sarà impossibile dimenticarlo, perché era un tipo scherzoso, dinamico ed era difficile non notarlo. Una ragazza rammenta una sua particolarità che spesso la colpiva durante gli esami, ossia l’abilità che il Dottore Naro aveva di riuscire a mettere per iscritto, in schemi ed in tabelle, in modo semplice e lineare, tutto ciò che esponeva a colleghi e professori.
Il congedarsi da quella marcia silenziosa, quasi solenne, e il pensare che quella folla di 3000 persona circa, tra i tanti ombrelli e con in mano tutte quelle candele verso il cielo dove ora sta Aldo, di lì a poco si sarebbe dissolta, a molti, che da lontano hanno seguito l’evento o vi hanno preso parte fisicamente ha suscitato una sensazione analoga a quella che si avverte in Chiesa durante la festa religiosa del Mercoledì delle Ceneri, celebrazione casualmente caduta lo stesso giorno della fiaccolata: le ceneri sono poste sulla fronte dei fedeli per ricordare che “siamo polvere e polvere ritorneremo”, una formula che il vero Cristiano non teme, ma che genera in lui la consapevolezza serena che la vita terrena è breve e che può essere spezzata improvvisamente.
Ed è questo il messaggio che in tanti hanno voluto cogliere e custodire: il rafforzare lo spirito, il trasformare l’odio e la rabbia che nascono in noi da eventi brutti e di violenza, come questo che ha colpito Aldo, in speranza ed in forza, l’amare con tutte le nostre energie e il trovare nel buio la luce di una fiamma che ci guida sempre ed illumina il nostro cammino nella vita. E tu, Aldo, di questo certamente sei e sarai esempio.