lunedì, 18 Novembre 2024
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Homesociale39° anniversario dell’omicidio Peppino Impastato. Presidiato il casolare dove fu ucciso

39° anniversario dell’omicidio Peppino Impastato. Presidiato il casolare dove fu ucciso

Si è aperta con il presidio al casolare dove fu ucciso Peppino Impastato la giornata del 39° anniversario dell’omicidio del giornalista e militante cinicense. Un luogo che, insieme alla Casa Memoria Peppino e Felicia Impastato, costituisce un simbolo di identità e di memoria, nonostante non sia stato ancora espropriato e trasformato in un sito di interesse culturale come previsto da un provvedimento della Regione di qualche anno fa.

Dopo due anni di chiusura al pubblico, l’area del casolare è stata riaperta ai visitatori grazie ad un accordo tra la Regione, il Comune di Cinisi e la proprietaria della struttura. Di questa intesa si è detto soddisfatto Giovanni Impastato, fratello dell’attivista di Radio Aut, “ma dobbiamo risolvere la questione del casolare” espropriandolo al fine di renderlo alla collettività e farne un luogo di memoria.

Gli ha fatto eco Carlo Bommarito, uno dei compagni di Peppino, che considera il risultato raggiunto oggi “solo una tappa. Vogliamo che questo casolare sia espropriato con i fatti”. Anche a livello politico sembra esserci la volontà di  trasformare quel luogo in un simbolo di legalità. L’assessore regionale dei Beni Culturali e dell’identità Siciliana, Carlo Vermiglio, intervenuto al presidio, ha manifestato il desiderio di “istituzionalizzare questa manifestazione, di dare a questo luogo la dignità che merita e commemorare qui ogni anno Peppino Impastato”.

Tra il  pubblico che ha preso parte alla manifestazione, giunto da diverse parti di Italia per ricordare il giovane attivista siciliano barbaramente ucciso dalla mafia per le sue denunce contro il sistema politico-mafioso locale, c’erano anche gli studenti della 4F e 4L dell’ITET “M. Polo” di Palermo.

Sono stati proprio i giovani a manifestare la volontà di partecipare alla giornata commemorativa del 9 maggio in seguito ad una serie di incontri di cultura civica e legalità realizzati nell’ambito del progetto “Giovani cittadini attivi e consapevoli” promosso dall’associazione P.A.R.S.  Proprio in una di queste iniziative, infatti, si sono appassionati alla figura e all’impegno civile di Peppino grazie al racconto del fratello Giovanni. La giornata di oggi non è stata  per  gli studenti palermitani solo un momento per rendere omaggio al coraggio del ‘profeta laico’, ma anche per vedere da vicino gli effetti della legge sulla confisca e il riuso sociale dei beni.

Come previsto nel progetto, finanziato dell’avviso pubblico ‘Giovani protagonisti di sé e del territorio – CreAZIONI Giovani’ dell’Assessorato Regionale della Famiglia, infatti, gli studenti sono stati coinvolti in una visita didattica dell’Eco-villaggio “Fiori di Campo” gestito dalla cooperativa Libera-Mente. Il bene, un tempo appartenuto all’imprenditore Vincenzo Piazza, oggi è un luogo di turismo sociale e culturale. Come ha spiegato Elena, membro della cooperativa, “è un turismo legato ai temi di sostenibilità e di impegno sociale, che vive delle relazioni sul territorio”. Diverse le attività organizzate dalla cooperativa: ripristino del bene confiscato, lavori di pubblica utilità, animazione territoriale, animazione territoriale, lavoro sui terreni agricoli, formazione sui temi della legalità, creazione di eventi aperti alla cittadinanza e partecipazione a iniziative anti-mafia.

La giornata di oggi, come ogni anno, ha previsto nel pomeriggio il corteo storico da Radio Aut a Casa Memoria Peppino e Felicia Impastato.

“Ricordare Peppino Impastato e Felicia Bartolotta a nome di tutta l’Amministrazione comunale di Palermo – ha dichiarato Leoluca Orlando – è un modo per rendere omaggio a due figure storiche del movimento antimafia che hanno rappresentato un modello di coerenza, amore e rispetto per i propri principi, superando i recinti della subcultura mafiosa e della distorsione che questa ha fatto dei valori della famiglia. Ricordare Peppino e Felicia è oggi più importante e necessario che mai, nel momento in cui alcuni assumono comportamenti di debolezza, se non di vera e propria subalternità culturale nei confronti della mafia”.
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