La figura di Joe Petrosino mi ha sempre appassionato, poichè mio nonno Rosario, classe 1907, ormai da molti anni passato a miglior vita, mi raccontava sempre di questo uomo, nato a Padula e poi trasferitosi a New York, il quale, dapprima umile netturbino, poi passato nelle fila della Polizia, aveva dimostrato fine capacità d’investigatore, tanto da essere inviato a Palermo, per indagare su un fenomeno che allora stava prendendo campo negli USA e che sembrava avere stretti legami con una organizzazione malavitosa, allora denominata “mano nera”, presente purtroppo nella nostra Città.
Ricordo che mio nonno conservava una pubblicazione che raccontava questa triste vicenda e che aveva persino alcune vecchie “strisce” (i fumetti pubblicati in forma rettangolare) che spesso mi mostrava con orgoglio e che poi riponeva in un cassetto chiuso a chiave.
Mio nonno Rosario, classe 1907, che negli anni ’50 dovette persino confrontarsi con la banda di Salvatore Giuliano, per il rilascio del figlio del Conte Naselli e del Barone Ferrara, dove mio nonno lavorava come uomo di fiducia, mi raccontò inoltre che quando lui era un bambino-orfano di padre, venne lasciato dalla madre, alle cure di padre Giovanni Messina – un benefattore di Palermo -, il cui orfanotrofio ha sede nel porticciolo palermitano di Sant’Erasmo.
Padre Messina, durante le sue lezioni ai piccoli ospiti, raccontava spesso di questo giovane Poliziotto, Joe Petrosino, trucidato con tre colpi di pistola esplosi alle spalle da vile anonimo, e li esortava a prenderlo come esempio e a stare sempre e comunque dalla parte della Legalità e dell’onesto lavoro.
Così, bene mi è parso, qualche anno fà, contattare la “Associazione Joe Petrosino di Sicilia”, presieduta da Anna Maria Corradini, moglie del defunto giornalista-scrittore Bent Parodi, vecchio amico di mio padre M° Pippo Madè, al fine di proporre una gratuita e disinteressata collaborazione.
Feci tutto questo in memoria di mio nonno Rosario, un nonno dal quale ho assunto lo stesso nome e in memoria di quei particolari fumetti, libri e racconti che egli, quando ero solo un bambino, mi mostrava e mi narrava e poi anche per rinsaldare il legame tra Palermo e quest’uomo ucciso in maniera vile.
Nel 2019, venne conferito a mio padre dall’Organizzazione, per mano del Sen. Stefano Candiani, il “Premio Joe Petrosino” e venne annunciato il progetto che io, da presidente della Associazione Culturale Festina lente, con l’aiuto imprescindibile di mia moglie Claudia, avevamo pensato.
Così, con la collaborazione del ceramista stefanese Carmelo Elmo, mio padre realizzò una maiolica su pietra lavica e anche un dipinto dal quale vennero tratte delle stampe litografiche, delle quali io stesso con entusiasmo, curai la pubblicazione in elegante carpetta.
Nel 2020 la maiolica venne incastonata all’interno di un supporto in lamiera, ideato dall’Arch. Michelangelo Salamone, e posata all’interno della palermitana Villa Garibaldi di Piazza Marina, più o meno in corrispondenza al luogo dove Joe Petrosino cadde sotto i colpi della “mano nera”.
In quell’occasione chiesi come mai la maiolica non fosse allocata accanto alla targa, ormai vecchia e ossidata, posta nel 2003 dal Comune di Palermo, da un’altra parte della stessa Villa, e mi venne precisato che detta targa doveva essere spostata accanto alla maiolica di Madè, perché quello era il luogo dell’omicidio e la Storia va rispettata e non è opinabile.
Ebbene, ieri, in occasione della commemorazione del 113° Anniversario dell’omicidio di Joe Petrosino, la maiolica da noi gratuitamente e sentimentalmente voluta all’interno della Villa Garibaldi è stata completamente ignorata dalle Istituzioni presenti e in particolare dal poco cortese Cerimoniale del Sindaco Leoluca Orlando, che, quando mio padre realizzò l’opera, sembrava aver gradito entusiasticamente, tanto da fargli pervenire una lettera di ringraziamento.
Altra cosa che mi ho notato, sono le troppe persone sorridenti, specie quelle venute da Padula, che erano poco calate nella commemorazione, considerato che non si trattava di una festa, o una gita di fantozziana memoria, per mettersi in mostra o per mostrare i propri libri dedicati a Petrosino, ma di una commemorazione di un tragico evento, e a mio avviso poco importa che tanti anni siano trascorsi da quell’omicidio, dai contorni, ancora oggi, oscuri e sul quale si continua a indagare, considerato che probabilmente è stato il primo vero delitto illustre compiuto da una organizzazione malavitosa che allora si chiamava, come sopra ho ricordato, “mano nera” e che oggi si chiama mafia.
Insomma, per farla breve, la mia famiglia non intendiamo partecipare a commemorazioni dove ci sono adulti e bambini sorridenti che sventolano bandierine e nemmeno a quelle dove si pensa al pranzo da consumare, oppure alla colazione da prendere al bar.
Noi crediamo alla “Sacralità” del momento, vale così per il giudice Paolo Borsellino, all’interno della cui sepoltura gentilizia è collocata, una maiolica di grandi dimensioni, “l’Angelo della Giustizia” realizzata da Madè. Per questo motivo, allineandoci al pensiero della fotoreporter Letizia Battaglia, non abbiamo mai preso parte alle commemorazioni dedicate al Giudice Giovanni Falcone.
Insomma, io e la mia famiglia, oltre a essere delusi e irritati dal mancato congiungimento della targa commemorativa del Comune alla maiolica di Madè, fatto che ho evidenziato al Consigliere Igor Gelarda, visto che il Sindaco è subito andato via e non ho fatto in tempo a esternare il nostro disappunto, prendiamo le distanze della modalità e da certi comportamenti notati in occasione di detta commemorazione e chiediamo il “congiungimento” della targa Comunale-maiolica di Madè e se questo fosse impossibile, prima di ritrovarci alle porte della commemorazione del 2023, di restituirci l’opera in maiolica.