mercoledì, 20 Novembre 2024
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1° Convegno Nazionale sul SUCA: lo studio scientifico che apre le porte a un nuovo fenomeno comunicativo

La tesi di Alessandra Agola ha dato vita, quasi inconsapevolmente, ad un vero e proprio fenomeno comunicativo

S-word. Segni urbani e writing” è il titolo della tesi di Alessandra Agola, 26enne alcamese neolaureata in Scienze della Comunicazione all’Università degli Studi di Palermo, che ha suscitato scalpore, ma anche tantissimo interesse da parte degli organi di stampa e, quasi inconsapevolmente, ha dato vita ad un vero e proprio fenomeno comunicativo. La giovane studiosa, infatti, analizza in senso scientifico e semiotico, tra le altre, la parola “suca“: famoso slang panormita che tappezza le pareti di edifici e muri della città.

Partendo proprio dallo studio scientifico di Alessandra, nasce il “1° Convegno Nazionale sul Suca“, la cui prima edizione si è svolta presso il centro culturale Stato Brado, organizzata dall’associazione di promozione sociale Maghweb, al quale sono intervenuti oltre l’autrice della tesi S-Word. Segni urbani e writing” anche Toni Saetta editore di “800A”, raccolta di racconti a tema affidati a venti autori palermitani (Qanat Editore); Daniele Billitteri, autore e giornalista palermitano; il giornalista-fumettista Dario Campagna e, in collegamento skype, Giulio Bordonaro, autore del progetto Instagram @suca.forte, l’etichetta discografica “800A Records”. 

Dario Campagna e le sue illustrazioni

Dario Campagna – esponendo in sintesi i contenuti trattati durante il convegno, in esclusiva per il GCPress – spiega: «Dal 2010 mi interesso di satira e ho cominciato a disegnare con grandi maestri come Vauro e Vincino, inoltre collaboro con diverse testate. Alessandra, con la sua tesi, è stata letteralmente catapultata in un vortice mediatico e molte testate si sono interessate a lei. Nelle mie produzioni, da palermitano doc – continua Campagna -, ho utilizzato spesso la parola “suca”, realizzando anche una serie di oggetti quali spillette, gadget e altro con questa parola che ho, in un certo senso, brandizzata. La sintesi assoluta di tutto ciò di cui abbiamo parlato durante il dibattito – continua il fumettista – è che la parola “suca” ha perso il suo significato primario perché chi la utilizza, la scrive o la pronuncia, non pensa a ciò che significa davvero, ma la stessa diventa solo significante nell’analisi di Alessandra Agola. Invece, nell’analisi di Billitteri, si trasforma in un segno culturale distintivo riconosciuto e riconoscibile anche all’estero. Pare infatti – conclude Campagna – che questa parola venga scritta sui muri da palermitani all’estero, ma anche dagli stessi non-siciliani che l’hanno recepita e hanno imparato a condividerla rendendola, di fatto, un elemento culturale in cui riconoscersi e farsi riconoscere e questo rende maggiormente interessante, anche se apparentemente leggero e scherzoso, un tema di cui, speriamo, continueremo a parlare».

Alessandra Agola nel giorno della sua laurea

Alessandra Agola, al GCPress, spiega l’obiettivo e il fulcro della sua tesi che, precisa, deve essere considerata “uno studio scientifico”: «Ho fatto molte interviste e non mi sarei mai aspettata un simile risalto mediatico. Quello che, inizialmente, non era chiaro, ma che poi è stato fortunatamente spiegato, è che il mio è un lavoro scientifico e semiotico, quindi non parto dalla linguistica e dall’esclusiva analisi della parola, bensì dal fenomeno scritto e dal writing, cioè da come, dove e da chi viene scritta. Poiché questa parola – continua la Agola – è diventata virale, allora ho voluto approfondire il fenomeno culturale e folkloristico e, addirittura, un brand. Il fatto che fosse una parolaccia – prosegue la Agola – ha amplificato il fenomeno perché da un lato ha scandalizzato, ma dall’altro ha incuriosito anche tantissime persone, tra cui anche i media. Ne sono rimasta stupita – prosegue la Agola – ma ho voluto lanciare un appello a studiosi, sociologi ed etnologi affinché, qualora volessero, si realizzi una “tavola rotonda” e si cominci a parlare di questo fenomeno. Il mio lavoro, di difficile comprensione dai non addetti ai lavori – precisa la Agola – è stato sviluppato in un anno, periodo in cui ho effettuato ricerche insolite per una tesi triennale compilativa e, forte di questo, mi sento soddisfatta di questa ricerca. Intendo quindi sottolineare – conclude la Agola – l’importanza di questo studio scientifico e, per chi volesse, è possibile leggere un estratto della mia tesi nel libro “800A” che va a coronare una serie di piccoli racconti di autori siciliani che contemplano la parola suca e i contesti in cui viene utilizzata».

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